“Fa fede solo il discorso pronunciato”
Presidente Mattarella,
magnifico Rettore,
professor Sironi,
illustri relatori e ospiti,
care studentesse e cari studenti, care docenti e cari docenti,
carissimo Mario,
è un vero onore essere qui con voi, oggi, per celebrare i 120 anni di grandi successi dell’Università Bocconi, ma anche per salutare la conclusione del tuo straordinario mandato in qualità di presidente di questa Università. La Bocconi ha sempre avuto una vocazione europea. Sin dalla sua fondazione si è proposta come fucina di nuove generazioni di leader europei. E tu, caro Mario, hai rinnovato e concretizzato questa vocazione europea: grazie a te la Bocconi è membro fondatore di Civica, la rete europea delle università delle scienze sociali. Grazie a te la Bocconi ha richiamato studenti di oltre cento nazionalità. Alla Bocconi hai dedicato quasi sessant’anni della tua vita e del tuo lavoro. E i risultati sono davanti agli occhi di tutti. Ecco il tuo lascito, Mario: il luminoso avvenire di questi studenti e dell’intera famiglia Bocconi.
E io sono stata così fortunata ad avere te come consulente e amico, in questi tre anni alla Commissione europea. I tuoi pareri accademici, ma anche la tua esperienza in qualità di ex Presidente del Consiglio italiano, sono stati per me un aiuto prezioso. Nel corso della tua carriera ti sei adoperato per mantenere l’Italia al centro dell’Europa. Hai fatto sentire la voce dell’Italia in tutte le capitali europee e l’hai fatta rispettare. L’Italia è sempre stata un anello di congiunzione tra il Nord e il Sud dell’Europa. Spesso ti ho sentito affermare che l’Europa è forte quando l’Italia è forte, e viceversa. In Italia sei stato fautore e architetto di riforme volte a modernizzare il paese e a rafforzarne il ruolo di seconda potenza industriale europea. E al tempo stesso sei stato fautore e architetto di riforme in Europa. Perché hai sempre creduto che l’Europa dovesse cambiare per stare al passo con un mondo che cambia.
Oggi l’Italia è più europea, e c’è più Italia in Europa. Grazie Mario.
Nella tua veste di Commissario europeo sei stato custode della concorrenza libera e leale e del nostro mercato unico. In qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri, hai dato stabilità all’economia italiana. Parallelamente, hai iniziato a invocare un cambiamento nella governance economica dell’UE.
Hai sempre sottolineato il legame fondamentale tra investimenti e riforme. Citando le tue parole: gli investimenti pubblici sono il “combustibile” della crescita economica, ma le riforme ne sono il “motore”.
Questa filosofia è stato il nostro “faro” durante la pandemia e in questi anni di guerra. Oggi vorrei citare tre esempi di come la giusta combinazione di investimenti e riforme stia facendo progredire l’Europa. Inizio con NextGenerationEU, il nostro piano da 800 miliardi di EUR per il rilancio e la modernizzazione dell’economia europea. NextGenerationEU e Italia sono un binomio perfetto. L’Italia è destinataria di oltre 190 miliardi di euro per la realizzazione di investimenti e riforme, di cui quasi 67 miliardi già erogati e il cui impatto comincia a manifestarsi in tutta evidenza. So, ad esempio, che la Bocconi e altre tre università di Milano hanno appena avviato un progetto di rigenerazione urbana – MUSA – finanziato nell’ambito di NextGenerationEU. State mobilitando 700 ricercatori e unendo le forze con 20 imprese private operanti in vari settori, da quello energetico a quello farmaceutico e all’industria dei chip. Insieme progetterete la città del futuro, alimentata da energia pulita e con trasporti puliti per tutti, che ospiterà imprese ad alta tecnologia e creerà nuovi posti di lavoro. Sono estremamente fiera del fatto che l’Europa investa in questo ambizioso progetto.
Ma oltre a realizzare investimenti senza precedenti, NextGenerationEU ha anche promosso alcune riforme fondamentali che gli italiani attendevano da decenni, tra cui quella della pubblica amministrazione; a tal proposito so che alcuni professori della Bocconi ne sono stati coinvolti da vicino fin dall’inizio. Ma anche riforme volte a ridurre i ritardi di pagamento e la burocrazia per le piccole imprese o ad accelerare le procedure nel campo delle energie rinnovabili. Come dici tu, Mario, le riforme sono il motore dell’economia italiana. Possono davvero dare impulso alla vostra ripresa.
Il secondo punto riguarda gli investimenti e le riforme che hanno l’obiettivo di rendere l’energia economicamente più accessibile. L’Italia è uno dei paesi più colpiti dal ricatto del gas russo. In otto mesi Putin ha ridotto dell’80 % le esportazioni verso l’Europa di gas da gasdotto. Ma noi siamo riusciti a compensare questa situazione. E l’Italia ne è un esempio perfetto. Il 40 % del vostro gas era importato dalla Russia e ora questa quota è scesa al 10 % circa grazie all’imponente impegno profuso per diversificare l’approvvigionamento. All’inizio di novembre i depositi europei erano pieni al 96 %, il che significa che per quest’inverno non correremo rischi. In parallelo abbiamo lavorato a una serie di misure di riduzione dei prezzi. Abbiamo creato un contributo di solidarietà sugli extra-profitti delle imprese energetiche che già nel 2023 genererà in Italia entrate pari a circa 4 miliardi di euro per sostenere le famiglie e le imprese vulnerabili. Stiamo lavorando all’acquisto congiunto di gas, perché se ci presentiamo insieme sui mercati possiamo ottenere prezzi migliori. Abbiamo proposto anche un meccanismo di correzione del mercato – un massimale di prezzo, o “price cap” – che l’Italia ha chiesto fin dall’inizio. Gli Stati membri stanno ora discutendo su come adattare a tutta l’Europa questo meccanismo, che eviterà aumenti eccessivi dei prezzi e ridurrà il rischio di manipolazioni e speculazioni.
Ora però dobbiamo concentrarci anche su ciò che verrà dopo l’inverno. Vi è ancora una lacuna da colmare. Ma la notizia rassicurante è che disponiamo del potenziale necessario. Si tratta delle energie rinnovabili, che quest’anno hanno registrato la crescita più consistente nella storia della nostra Unione europea: 50 gigawatt, il doppio rispetto alla capacità aggiunta l’anno scorso. E potremmo accelerare ancora di più. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, velocizzando la realizzazione dei progetti in materia di energie rinnovabili potremmo sostituire ulteriori 14 miliardi di m³ di gas russo già il prossimo anno. Ma i progetti sono bloccati a causa della lentezza nel rilascio delle autorizzazioni.
Per questo abbiamo appena adottato un nuovo regolamento di emergenza per sbloccarli immediatamente. Le energie rinnovabili non solo giovano al pianeta perché sono pulite, ma sono utili anche per la nostra indipendenza, perché prodotte a livello locale e a prezzi accessibili rispetto ai combustibili fossili. E allora: lavoriamo insieme sulle riforme che mirano ad accelerare la transizione verde! Le famiglie italiane hanno bisogno di energia pulita e a prezzi accessibili. E così le industrie italiane.
In Italia vi sono alcune delle piccole e medie imprese più innovative. La base industriale è quindi forte, ma il costo dell’energia grava pesantemente sulle imprese. L’unica via d’uscita sostenibile è la transizione verso le energie rinnovabili. Anche in questo caso, le energie rinnovabili non solo sono economicamente accessibili, ma vengono anche prodotte a livello locale. Ma la transizione dai combustibili fossili all’energia pulita richiede tempo e la concorrenza globale si fa sempre più forte.
Gli Stati Uniti hanno appena presentato un massiccio piano di investimenti nei settori delle tecnologie pulite, la cosiddetta “normativa per la riduzione dell’inflazione”. Che gli USA si uniscano a noi nel decarbonizzare la loro economia è certamente un fatto positivo ed importante, perché gli Stati Uniti sono il secondo produttore di emissioni al mondo. Tuttavia, la normativa per la riduzione dell’inflazione può anche creare distorsioni, ad esempio privilegiando le imprese statunitensi, poiché si fonda in parte sulla strategia “Buy American“. Le agevolazioni fiscali e le sovvenzioni alla produzione potrebbero discriminare le imprese europee. È una questione che dobbiamo affrontare. Ecco perché stiamo valutando tre linee d’azione su come alimentare la nostra industria delle tecnologie pulite. In merito al primo punto: nel contesto che ho appena descritto, dobbiamo adeguare le nostre norme. Dobbiamo semplificare l’erogazione di investimenti pubblici per stimolare la transizione. Le nostre norme in materia di aiuti di Stato hanno una ragion d’essere molto valida. Mario, tu lo sai meglio di chiunque altro. Garantiscono che le imprese di tutti gli Stati membri possano competere in condizioni di parità all’interno del nostro mercato unico. Ma ora le esamineremo da una prospettiva nuova. Ad esempio, come possiamo rendere i nostri quadri più prevedibili e semplici, o come sosteniamo l’intera catena del valore, fino alla produzione di massa delle soluzioni green tech più strategiche e ai prodotti finali puliti. È necessario un enorme lavoro strategico.
Ma non tutti gli Stati membri dispongono della stessa capacità di investire il loro denaro in settori strategici. Quindi, e arrivo al mio secondo punto, servono anche finanziamenti europei complementari per promuovere le tecnologie pulite in tutta Europa. È qui che entra in gioco REPowerEU, il nostro piano per superare la dipendenza energetica dalla Russia. REPowerEU porterebbe all’Italia 9 miliardi di EUR di investimenti in energia pulita. Ora ho proposto di promuovere ulteriormente REPowerEU per accelerare la transizione pulita in tutta Europa. Questo nel breve termine. Per il medio termine dobbiamo invece trovare una soluzione strutturale per la nostra industria delle tecnologie pulite.
La politica europea ha come obiettivo rendere l’industria europea leader nella transizione pulita. Ecco perché ho lanciato l’idea di istituire un fondo per la sovranità, con una logica di fondo semplice: una politica industriale europea comune richiede finanziamenti europei comuni. Anche in questo caso si tratta di decisioni strategiche che ci consentirebbero di mantenere la leadership a livello mondiale.
In terzo luogo, stiamo lavorando a stretto contatto con l’amministrazione Biden sugli aspetti più rilevanti della normativa per la riduzione dell’inflazione. Sono ad esempio in atto iniziative congiunte in vari settori delle tecnologie pulite in cui ci troviamo di fronte a sfide comuni, come l’eccessiva dipendenza dalla Cina. Una delle possibili soluzioni per superare il monopolio cinese in questo settore potrebbe essere la creazione di un “club delle materie prime”. C’è ancora molto da fare, ma una cosa è certa: siamo singolarmente più forti quando siamo uniti.
Signore e signori,
l’ultimo punto che vorrei affrontare riguarda la riforma della nostra governance economica, un tema su cui hai tanto lavorato, caro Mario. Sono quindi lieta della nuova proposta da noi presentata, che è a mio avviso in linea con quanto tu affermi da quasi dieci anni. Per il futuro dei nostri figli occorre sia investire nella sostenibilità sia investire in modo sostenibile. Per questo motivo vogliamo concedere ai governi maggiore flessibilità nel percorso di riduzione del debito, in modo da spianare la strada ad investimenti strategici. Gli obiettivi di Maastricht non cambiano. Cambia il modo di conseguirli. Sarà istituito un quadro comune europeo nel cui ambito gli Stati membri elaboreranno un piano per conseguire una graduale riduzione del debito pubblico, con investimenti e riforme che vadano di pari passo. Vi sarà una maggiore libertà di investimento, ma anche una verifica più attenta dei progressi compiuti e, una volta che il piano sarà stato concordato, un controllo rigoroso. Con questa proposta potremmo lasciarci alle spalle un decennio di dibattiti divisivi sulla governance economica. È una governance economica che funziona per l’Europa, perché funziona per tutti gli Stati membri. Credo che questo sia il risultato che hai sempre cercato di ottenere durante tutta la tua carriera, caro Mario.
Circa un anno fa, hai detto: “L’Europa è alla ricerca di un nuovo equilibrio, tra sostenibilità, riforme e investimenti a sostegno della domanda.” E io ti sono molto grata per il contributo da te apportato alla ricerca di questo nuovo equilibrio. So che qui alla Bocconi sorgerà un nuovo centro di ricerca sulla politica europea: il tuo lascito. Sono certa che diventerà una risorsa importante per il nostro lavoro alla Commissione. E nei prossimi anni potrò ancora contare sui tuoi consigli. L’Europa ha bisogno della tua saggezza e della tua capacità di costruire ponti: tra il mondo accademico e la politica, tra il Nord e il Sud, tra le difficoltà del presente e un futuro più luminoso per tutti. Vi prego di unirvi a me nel congratularmi con un grande italiano, un grande economista e un grande europeo.
Grazie Mario, e viva l’Europa.